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Costa Rica fra crescita e sviluppo, Solìs lascia un lavoro a metà

In 3 sorsiLuis Guillermo Solís, eletto nel 2014, si avvia alla conclusione del proprio mandato per l’anno prossimo. Lascia un Paese ricco di risorse ma che presenta segnali non del tutto rosei

1. SOLÌS, ECONOMIA E GENERI

Abbiamo lasciato la piccola nazione latinoamericana il 2 febbraio 2014, con l’elezione del suo attuale presidente, Luis Guillermo Solís, candidato del Partido Acción Ciudadana (PAC), di ideologia socialdemocratica. Le sfide poste al nuovo presidente del Paese divenuto celebre, fra gli altri elementi degni di nota, per l’abolizione dell’esercito nel dicembre 1948 – sebbene le sue funzioni siano esercitate dagli organi di polizia – sono state aggravate dal devastante uragano Nate, abbattutosi sul Costa Rica nei primi giorni di ottobre e che ha provocato effetti traumatici per la popolazione: si parlò infatti di circa 400 000 persone senza acqua corrente, migliaia di sfollati, sospensione di tutti i viaggi via treno e cancellazione di dozzine di voli. Il 6 ottobre si contano un minimo di 22 morti fra Costa Rica, Nicaragua e Honduras.
Le principali criticità economiche della Costa Rica, tuttavia, hanno un’origine ben più radicata: stando a quanto riportato da TeleSur il 9 novembre 2017, il Paese occupa l’ottantaseiesimo posto su 98 esaminati a livello globale per livello di uguaglianza, riportando quanto contenuto nell’informativo “Stato della Popolazione Mondiale 2017” realizzato dal Fondo della Popolazione delle Nazioni Unite (UNFPA), basato sul coefficiente di Gini – sistema elaborato dallo statistico italiano Corrado Gini per rilevale il livello di diseguaglianza di un Paese –. La cifra riportata per la Costa Rica sul sito dedicato della World Bank è del 48,2% aggiornato al 2015, in discesa a partire dal 2013 – mentre dal 2010 al 2013 ha registrato un graduale aumento –. I dati classificano la Costa Rica fra i Paesi latinoamericani con minori opportunità di uguaglianza, come affermato da TeleSur, dietro a nazioni come Uruguay ed El Salvador, mentre si classifica sopra il Brasile, il Cile e la Colombia. A livello regionale, è la decima nazione per opportunità di uguaglianza.
Legata alla questione della disuguaglianza vi è la parità di genere, che vede la Costa Rica come uno scenario non particolarmente fortunato: Paula Antezana Rimassa, rappresentante ausiliare dell’UNFPA presso il Paese, ha insistito sulla necessità di affrontare le disuguaglianze di genere all’interno di un Paese dove, ricordiamolo, il 45,5% delle donne non ricopre una posizione lavorativa soddisfacente contro un 73,1% di uomini che consegue questo risultato. In più, solo il 10% delle donne laureate ricopre ruoli di dirigenza, contro il 26% degli uomini che raggiunge questo traguardo.
Dal canto suo il presidente Solís Rivera ha definito come prioritaria l’azione per la realizzazione della parità di genere durante la sua partecipazione all’Assemblea Generale dell’ONU. All’interno del suo discorso ha anche espresso la propria condanna contro l’embargo nuovamente intrapreso dagli Stati Uniti contro Cuba.

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Fig. 1 – Immagine della marcia contro la violenza sulle donne dello scorso 24 novembre

2. LA CRISI DI LIQUIDITÀ

La situazione economica della CostaRica ha assunto una piega decisamente indesiderata: il 2 agosto, infatti, lo stesso presidente Luis Guillermo Solís ha dichiarato che il proprio Paese “affronta problemi di liquidità nel pagare le proprie obbligazioni e garantire la fornitura di servizi”. Il politico ha aggiunto inoltre che “nonostante tutti gli appelli pubblici e i tentativi che abbiamo fatto a partire dall’inizio della mia amministrazione per contenere la spesa e accrescere i guadagni, c’è ancora una differenza che dobbiamo colmare con nuove risorse”. Nonostante la crescita economica, l’inflazione sotto controllo e i tassi d’interesse stabili, la crisi di liquidità persiste sebbene le decisioni del Governo abbiano permesso di non far percepire gli effetti del fenomeno sulla popolazione. La strategia perseguita dal Tesoro sarà quella di porre in sicurezza il debito pubblico, i salari e le pensioni, stando alle dichiarazioni del presidente costaricano.
Le tasse rimangono il terreno di gioco fondamentale, anche in base ad un report rilasciato il 31 luglio dall’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OECD), il quale afferma che la Costa Rica abbia bisogno di una consistente riforma fiscale al fine di raggiungere una crescita economica sostenibile. Lo stesso presidente Solís ha dichiarato che “il mio Governo vuole implementare una politica fiscale senza precedenti, al fine di limitare ancor più la crescita della spesa e dare priorità al pagamento delle sue obbligazioni”. A livello pratico, il Congresso ha ricevuto la proposta di modificare le tasse sulle vendite in imposte sul valore aggiunto e di riformare le tasse sui redditi, secondo quanto affermato da Solís.
Stando a quanto affermato dal ministro per le Finanze, la situazione per la nazione centroamericana non è ancora disperata: il 2016 si è concluso con un deficit del 5,2% del prodotto interno lordo, il livello più basso degli ultimi 4 anni. D’altra parte, la Banca Centrale ha affermato di rivedere le proiezioni del budget del 2017 in crescita dal 5.9 al 6.1% del PIL, mentre il trend di crescita è rivisto al ribasso dal 4,1 al 3,8%.

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Fig. 2 – Il ministro degli esteri cinese legge documenti con l’omologo costaricense e Solìs

3. BIODIVERSITÀ A RISCHIO

Con il suo 25% del territorio nazionale tutelato come aree protette – la più grande percentuale del mondo – e il 5% della biodiversità mondiale, la Costa Rica è un Paese che ha puntato fortemente sul valore aggiunto che la natura fornisce alla propria terra. Negli anni sono stati raggiunti traguardi estremamente ragguardevoli nell’ambito della difesa dell’ambiente, arrivando a ridurre il tasso di deforestazione quasi fino allo zero per il 2005.
Tuttavia, nessuna nazione può dirsi esonerata dal continuare a perseguire una forte e continua difesa delle proprie risorse ambientali. In quest’ottica, la notizia del 13 novembre riportata sul quotidiano locale La Nación richiama la Costa Rica all’ordine: il direttore strategico del Tyndall Center for Climate Change Research dell’Università dell’East Anglia Robert Watson scrive che la biodiversità del Paese sia messa a rischio, anche a causa del fenomeno del riscaldamento globale al centro della Conferenza dell’ONU a Bonn, dedicata a tale fenomeno.
Contro la drammatica della riduzione della biodiversità – probabilmente la più grave mai registrata – i principali Paesi si sono riuniti ad Aichi, Giappone, nel 2010. Il risultato del summit è stato il Piano Strategico per la Diversità Biologica 2011-2020, il quale include 20 progetti fra cui ridurre del 50% la perdita globale di habitat e porre fine alla pesca intensiva. Anche gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’ONU includono specificamente la tutela della biodiversità.
La sfida, tuttavia, rimane per Watson ancor più di natura politica: come commenta nel proprio articolo “la maggioranza dei Governi separa le proprie autorità ambientali da quelle incaricate dell’energia, dell’agricoltura e della pianificazione. Per quello risulta difficile affrontare in maniera olistica il cambiamento climatico o la perdita di biodiversità. Si richiedono nuovi modelli di struttura governativa innovatori per ridurre questa compartimentazione delle politiche pubbliche”. Il tempo, unito alla volontà di agire su questo specifico aspetto, saprà dire se sia effettivamente questa la strada da percorrere per un futuro eco-sostenibile.

Riccardo Antonucci

[box type=”shadow” align=”aligncenter” class=”” width=””] Un chicco in più

Sebbene la Costa Rica sia sprovvista di un esercito, il Governo nazionale intrattiene importanti relazioni militari con gli Stati Uniti. Nel 2014, appena uscito vincitore dalla competizione elettorale, Solis ha siglato un accordo con il presidente Barack Obama per la fornitura di aiuti militari per milioni di dollari. Per saperne di più, clicca qui.

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Riccardo Antonucci
Riccardo Antonucci

Nato a Roma il 29 gennaio 1996. Laureato LUISS in Scienze Politiche in inglese, specializzato in Energy Policy Studies presso la Masaryk University di Brno. Sono il coordinatore del Programma Ambiente, promuovendo lo studio della geopolitica dell’energia e del clima a livello globale.

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