Il paese latino americano si appresta a vivere le primarie di coalizione, i cui vincitori si sfideranno a novembre per conquistare La Moneda dopo il secondo, discusso, mandato della Bachelet. Un’analisi degli schieramenti
LE PRESIDENZIALI, REALTÀ DEMOCRATICA – Il Cile è un paese che ha attraversato parecchie e diverse fasi politiche, passando nell’ultimo trentennio dalle tenebre della dittatura al completamento della transizione verso la democrazia. L’alternanza dei partiti politici al potere l’hanno portato a essere un paese con una storia politica comune a molti stati dell’America Latina.
Sin da quello che è stato chiamato ‘ritorno alla democrazia’ in Cile, cioè dalla fine della dittatura militare di Pinochet, il governo è stato guidato, in maggioranza, dalla coalizione di centro-sinistra che nacque dal patto tra il Partito della Democrazia Cristiana ed il Partito Socialista.
Le elezioni presidenziali del prossimo novembre (che eleggeranno anche deputati, senatori e consiglieri regionali) segnano una prima cesura nell’ambito della vita politica democratica del Cile. Sebbene la democrazia continui ad essere il valore politico più importante, e l’alternanza nei partiti al potere sia stata frequente negli ultimi anni, oggi la società si trova in una fase di frammentazione importante. Il malcontento e le riforme promesse e parzialmente realizzate dalla Presidenza, la situazione economica poco brillante, fanno sì che partiti politici che poco hanno in comune, come il ‘Partido Comunista’ e il ‘Partido Demócrata Cristiano’, diventino alleati in una linea di pensiero non semplice da comprendere. Il paese è enormemente diviso, i giovani che ora cominciano a partecipare attivamente alla politica individuano come demarcazione degli schieramenti politici l’essere pro o contro Pinochet, sebbene per lo più nessuno l’ha vissuta direttamente.
Fig. 1 – Proteste nel centro di Santiago contro la proposta di riforma delle pensioni
IL PANORAMA POLITICO ATTUALE – Il malcontento nei confronti del governo attuale, a livello di opinione pubblica, secondo i principali sondaggi, si aggira tra il 66% ed il 69%, e si configura come riflesso e conseguenza anche nella bassa approvazione del modo in cui si stanno affrontando i principali problemi del paese, come la corruzione e la delinquenza. Ma c’è una questione aperta legata direttamente all’approvazione delle politiche riformiste della Bachelet, apprezzata solo dal 19% dei cileni, probabilmente spiazzati dalla politica economica liberista attuata da una presidente socialista. Probabilmente l’avanzata di esponenti conservatori si spiega anche così.
Le prospettive ad oggi sono le seguenti: esistono ancora due grandi coalizione politiche, con nuovi nomi e statuti. ‘La Nueva Mayoría’, rappresentante del centro sinistra; ‘Chile Vamos’, attualmente leader del centro destra; entrambe con alcune variazione nelle loro composizione partitica, ma soprattutto alcune divisioni e la comparsa di nuovi personaggi politici. Questo ha fatto scattare la crescita di un nuovo patto politico chiamato ‘Frente Amplio’, che promette di essere un’alleanza leader del centro – sinistra radicale, rompendo gli schemi della politica cilena tradizionale. Gli schieramenti, dunque, sono tre.
Fig. 2 – La giornalista Beatriz Sanchez, candidata del Frente Amplio
LE PRIMARIE PER UNIRE – Le primarie sono programmate per il 2 luglio, ma soltanto due coalizioni hanno accolto la sfida, ed hanno confermato la consultazione; per ‘Chile Vamos’ si presenteranno Sebastián Piñera, con un programma di consolidamento economico, e che promette anche di assicurare l’ingresso ad una educazione di qualità per tutti, la crescita economica con nuovi impieghi, la riduzione dei parlamentari. Il punto più controverso è la fine del ‘Transantiago’ (l’attuale sistema di trasporto pubblico). Piñera sfiderà Felipe Kast, che ha scelto una campagna politica prettamente liberale, parlando del matrimonio ugualitario per ambo i sessi, la riduzione delle tasse a seconda del reddito, una riforma dell’educazione diversa da quella della Bachelet, ed anche la riduzione della quantità di Ministeri. Terzo incomodo nelle fila delle primarie del centro – destra è Manuel José Ossandón, che invece intende far diventare gratuita l’educazione, e fissa i suoi principi in un Cile più sicuro e conservatore a livello di valori.
Dall’altra parte, invece, non ci saranno primarie. La sorpresa iniziale è stata il ritiro della candidatura di Ricardo Lagos, leader del‘Partido por la Democracia’ ed ex presidente dal 2000 al 2006, dalla corsa alla presidenza. Perciò ‘La Nueva Mayoría’, coalizione del centro sinistra, decide di non esercitare il suo diritto alle primarie e presentare direttamente i sui candidati alle elezioni di novembre. Alejandro Guillier e Carolina Goic saranno coloro che assumeranno l’incarico di rappresentare il tradizionale centro sinistra cileno, che per la prima volta in tanti anni non porterà un candidato unico (per approfondire il loro programma vedi qui). Fatto che è certamente un segnale di debolezza dello schieramento, che dovrà anche fare i conti con la probabile buona affermazione della coalizione più a sinistra, quel Frente Amplio che ha appena conquistato la città di Valparaiso, principale porto e seconda metropoli del paese andino.
I SONDAGGI MENSILI – L’intenzione di voto e la percezione sul probabile prossimo presidente della repubblica cilena, hanno indicato, sin dall’inizio, come vincitore Sebastián Piñera. Tuttavia, il favorito verrebbe preferito, secondo sondaggi di questi giorni, solo da una percentuale tra il 24% ed il 26% della popolazione cilena, soprattutto per via della natura oscura del proprio patrimonio personale e per l’essere già stato in carica dal 2010 al 2014.
Ad oggi, essendo diventata la competizione con gli altri candidati più accesa, Alejandro Guillier è considerato sul 13% nell’intenzione di voto e Beatriz Sánchez ha aumentato la sua percentuale sino al 9%. Allo stesso tempo, a complicare il quadro del toto – risultato, nel momento in cui viene chiesto all’elettorato chi crede diventerà il prossimo presidente, tra il 50% ed il 54% della popolazione indica che sarà Piñera. Questo è un sentimento generalizzato che è cresciuto con la forte campagna elettorale da lui iniziata già da alcuni mesi.
Fig. 3 – L’ex Presidente e attuale candidato del centro – destra, Sebastian Piñera
PRIMARIE IN VISTA – La corsa per la Presidenza del Cile ha ancora una lunga strada da percorrere, tuttavia siamo a meno di un mese dalle primarie che ci daranno una proiezione importante di quello che veramente potremo vedere a novembre.
Ci sono diverse variabili che devono essere tenute in conto. La frammentazione dei partiti politici; il malcontento della popolazione nei confronti della classe politica dirigente; il cambio della legge elettorale, che permette ai cileni residenti all’estero di votare per la prima volta stando fuori del territorio; la possibilità di un cambio radicale di strategia da parte del ‘Frente Amplio’, per entrare realmente in competizione a novembre. Tutte realtà possibili e collegate tra di loro.
Emilia Labarca Bonilla
[box type=”shadow” align=”” class=”” width=””]Un chicco in più
Ricordiamoci che la quantità di elettori è cambiata radicalmente con la nuova legge elettorale dell’anno 2012, che ha automatizzato l’iscrizione ed ha fatto del voto una azione volontaria non più obbligatoria. I primi risultati che abbiamo sono quelli del 2013, in cui si è mostrata un’astensione del 50,64% del nuovo corpo elettorale. Per vedere i risultati cliccare qui.[/box]
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