Le recensioni del Caffè – Censurato in Iran, Via della Rivoluzione catapulta il lettore nel vivo delle contraddizioni che contraddistinguono la quotidianità iraniana, nella narrazione sapientemente intrecciata ai maggiori eventi che hanno caratterizzato la storia del Paese negli ultimi cinquant’anni
LA STORIA E LA SOCIETA’ IRANIANA SECONDO CHEHELTAN – Primo tra i romanzi dell’autore ad essere stato tradotto in italiano, Via della Rivoluzione (Lastaria, 2016) ritrae una società contraddittoria tutta proiettata verso la salvaguardia delle apparenze e dell’onore. Ambientata a Tehran dopo la fine della guerra contro l’Iraq ma con scorci al periodo pre-rivoluzionario, la narrazione si muove tra la descrizione di scene di vita quotidiana e lunghi flashback riferiti a momenti topici della storia contemporanea iraniana, inframmezzati da diversi passaggi in cui l’autore si sofferma sugli aspetti negativi che caratterizzano la città di Tehran, tra cui il livello eccessivo di inquinamento, i rumori assordanti e gli odori acri. Protagonisti del romanzo sono sia personaggi potenti, cinici e senza scrupoli, sia vittime inconsapevoli che non possiedono né le capacità né la forza di opporsi al vortice degli eventi che li sovrasta. Amir Cheheltan, pur scegliendo di rappresentare nel romanzo vari punti di vista, tra cui anche quello delle guardie rivoluzionarie che criticano i costumi dei loro concittadini, non patteggia per nessuno dei suoi personaggi in quanto secondo lui “sono tutte vittime della società in cui vivono“. Nella visione dell’autore anche il modo di pensare e di agire di quei personaggi che a prima vista potrebbero apparire crudeli dipende direttamente dall’ambiente che li circonda, come affermato in occasione dell’unica presentazione pubblica del volume in Italia.
Fig. 1 – L’ingegnere e scrittore Amir Cheheltan (al centro) durante la presentazione del romanzo Via della Rivoluzione presso la libreria Griot di Roma, 5 marzo 2017 // Foto: Gaudia Sciacca
Nonostante il romanzo sia intriso di elementi storici, collocando la scrittura proprio durante lo svolgimento dei principali avvenimenti della storia contemporanea iraniana, tali eventi vengono però solo accennati brevemente. Nel romanzo è quindi totalmente assente quel tono didascalico che caratterizza invece le opere della letteratura della diaspora iraniana contemporanea nelle quali gli autori residenti all’estero, rivolgendosi quasi esclusivamente ad un pubblico non iraniano, tendono a spiegare i vari passaggi storici con estrema dovizia di particolari. Amir Cheheltan, pur avendo vissuto per un lungo periodo all’estero, sembra invece dare per scontato che il suo lettore conosca la cronologia e le forze in gioco che hanno caratterizzato la storia iraniana nei momenti di fondamentale importanza degli ultimi cinquant’anni.
CHI È IL VERO NEMICO DELL’IRAN? – Nonostante l’autore abbia ripetutamente dichiarato di non volersi occupare di questioni politiche nei suoi romanzi, le pagine di Via della Rivoluzione ne appaiono totalmente impregnate. Le azioni dei protagonisti sono determinate da una commistione di tradizioni religiose, usanze di matrice culturale e convezioni imposte dalla politica, da cui emergono uno smodato uso della violenza e dei metodi di repressione, accanto alla corruzione e all’ipocrisia delle istituzioni. Nel romanzo, ad esempio, una falsa confessione strappata ad una prigioniera del carcere di Evin – una delle principali prigioni iraniane in cui sono incarcerati moltissimi detenuti politici – diviene il pretesto per accusare e imprigionare la donna amata da un ufficiale del Governo ed impedirle così di sposare un altro uomo, anteponendo la violenza e la prepotenza all’esercizio della legge in un sistema in cui il Governo appare non intenzionato a verificare la veridicità delle informazioni fornite, lasciando ampio spazio all’intraprendenza dei singoli. Dal panorama che Cheheltan fornisce sembra quindi che sia proprio lo stesso sistema politico a originare forme di aggressività e prepotenza, le quali, degenerando, divengono dannose e nocive per l’intera società.
Fig. 2 – Prigionieri politici intenti a confezionare uniformi per le truppe iraniane durante la guerra contro l’Iraq (1980-88) presso la prigione di Evin, febbraio 1986
L’autore insiste inoltre sulla capacità che ha avuto la sfera politica, negli ultimi cinquant’anni di storia iraniana, di mutare continuamente la figura dell’avversario principale da dover fronteggiare. A tale proposito è significativa la frase in cui lo scrittore descrive la modalità secondo la quale il nemico su cui accanirsi sia cambiato rapidamente nel corso di poco tempo: l’autore dichiara che uno dei protagonisti, ufficiale del Governo, “prima aveva arrestato membri della SAVAK e sostenitori del regime dello Shah, poi era venuto il turno dei democratici, degli ipocriti Mujaheddin, dei comunisti e degli empi; poi, ancora, di quelli che complottavano contro la Rivoluzione, le spie degli americani e infine era arrivato il turno dei terroristi dell’economia” (Via della Rivoluzione, p. 68), proseguendo con l’affermazione secondo cui “la macchina esorcista era sempre in funzione, dovevano prenderli tutti in modo che la nazione divenisse un paradiso, pura” (ibidem). L’autore stesso, che ora vive in Iran senza problemi, in passato è stato considerato avversario della Repubblica Islamica: oltre ad essersi rifugiato in vari paesi europei è stato inserito nel programma del Parlamento Europeo degli Scrittori, trasferendosi in Toscana con la famiglia dal 1999 al 2001.
IMENOPLASTICA, ABORTO E ONORE – Via della Rivoluzione si apre con la descrizione di un intervento di ricostruzione dell’imene nello scantinato di una rinomata clinica di Tehran. Già dalle primissime pagine l’autore entra nel vivo di uno dei precetti religiosi ancora di fondamentale importanza nel panorama contemporaneo iraniano: il mantenimento della verginità delle donne fino al matrimonio. In questo ambito emerge quell’elemento di contraddizione che caratterizza la società iraniana nel tentare sempre di aggirare un divieto evitando quindi, formalmente, di venir meno ad un dato codice di comportamento. L’alternativa al mantenimento della verginità fino alle nozze consiste nel ricorrere ad un intervento di imenoplastica qualche settimana prima della cerimonia o, in caso di una gravidanza prematrimoniale, di praticare un aborto illegale. Fonti non ufficiali affermano che negli ultimi decenni in Iran si è registrata una forte crescita degli interventi di chirurgia per la ricostruzione dell’imene, il cui costo sembra aggirarsi tra mille e duemila euro.
Fig. 3 – Donne iraniane in jeans portano avanti una campagna lanciata dai giovani iraniani su Facebook e Twitter per smentire una affermazione del Premier israeliano Netanyahu secondo cui nella Repubblica Islamica ci sarebbe il divieto di indossare jeans e ascoltare musica occidentale, ottobre 2013
Anche se l’aborto è considerato un reato nel sistema giudiziario iraniano, nella Repubblica Islamica sono consentiti aborti in casi di gravidanze ad alto rischio per la madre o per il feto. Secondo il Ministero della Sanità iraniano ogni anno nel Paese vengono praticati circa seimila aborti legali; in tutti gli altri casi le donne sono costrette ad abortire clandestinamente in studi medici, cliniche o case private incorrendo nel rischio di infezioni e danni al sistema riproduttivo. Secondo stime fornite dal governo nel 2014, circa duecentocinquantamila donne iraniane ogni anno praticano aborti illegali; sembra inoltre che il tasso medio di aborti clandestini sia triplicato negli ultimi quindici anni e che il costo dell’intervento per una donna nubile sia notevolmente superiore a quello richiesto ad una donna sposata. Per quanto riguarda le pratiche prematrimoniali, altra contraddizione presente nel romanzo è la contrapposizione tra la necessità della presenza di una figura maschile (in assenza del padre uno zio o il parente maschile più prossimo) per poter accettare una proposta di nozze, contrapponendola alla sufficiente presenza della madre, in questo caso accompagnata da una vicina, per praticare un intervento di imenoplastica volto a salvaguardare l’onore di una dei protagonisti.
MERCATO NERO: UN’ALTERNATIVA ALLA CENSURA – La Costituzione della Repubblica Islamica dell’Iran, approvata con il referendum del 24 ottobre 1979 ed entrata in vigore dal 3 dicembre dello stesso anno, al Titolo Tre “Diritti della Nazione”, articolo 24, cita: “La stampa periodica e quella editoriale godono del diritto di espressione, salvo in caso di violazione dei principi fondamentali dell’Islam o dei diritti della collettività“. I mezzi di informazione dovrebbero dunque avere il compito di diffondere la cultura islamica e, pur avendo la possibilità di riportare pensieri ed opinioni differenti, hanno l’obbligo di astenersi dal diffondere idee contrarie ai principi costituzionali. In tale contesto è sottoposta a una rigida censura da parte del Ministero della Cultura e della Guida Islamica non solo la stampa ma qualsiasi forma espressiva (letteratura, cinema, teatro, musica). Dopo lo scoppio della Rivoluzione islamica il numero di pubblicazioni narrative è decuplicato e molte di queste, come Via della Rivoluzione, sono state sottoposte a censura; spesso però le opere censurate circolano nel mercato nero iraniano oppure, tradotte in altre lingue, vengono diffuse all’estero. Amir Cheheltan, durante la presentazione del suo romanzo a Roma affermava in proposito: “i romanzi sottoposti a censura si trovano comunque nel mercato nero, che non è propriamente nero ma si può piuttosto definire ‘grigio’ in quanto assolutamente non così nascosto. Lo stesso accade con l’acquisto di una bottiglia di una qualsiasi bevanda alcolica, la cui consegna illegale avviene in media in diciassette minuti dal momento dell’ordine. Per quanto riguarda i libri censurati va però ricordato che questi sono disponibili nel mercato nero solo se pubblicati almeno una volta; in questo caso vengono copiati e poi rivenduti, a stampa o su internet. I libri scritti e mai pubblicati non sono invece disponibili nel mercato nero”.
Fig. 4 – Una studentessa dell’Università di Tehran manifesta contro la chiusura di alcuni quotidiani riformisti. La donna protesta capovolgendo una copia del giornale Kayhan, noto per le sue idee estremiste a favore del regime
L’economia sommersa iraniana non riguarda solo la diffusione delle opere censurate o la vendita di alcolici ma include anche il contrabbando di armi o di altre merci considerate illegali e lo spaccio di droga. Uno studio recente del Fondo Monetario Internazionale stima che gli introiti derivanti da attività illecite in Iran siano pari a circa cento miliardi di dollari, arrivando ad eguagliare il 36 per cento del PIL. Un forte incremento al mercato nero è stato fornito dall’inizio delle sanzioni internazionali contro l’Iran che, paralizzando l’economia, hanno favorito il contrabbando, stimato nel periodo delle sanzioni tra venti e trenta miliardi di dollari.
Alice Miggiano
[box type=”shadow” align=”aligncenter” class=”” width=””]Un chicco in più
Per maggiori informazioni su Amir Cheheltan è possibile consultare il suo sito personale. Di recente il settimanale Io Donna lo ha anche intervistato sulle reazioni della società iraniana all’elezione di Donald Trump.
Il Parlamento Europeo degli Scrittori è stato creato nel 1993 a Strasburgo per creare una rete a favore degli autori perseguitati nei propri Paesi di origine. Nel 2004, a seguito di problemi finanziari, questa istituzione ha dichiarato il fallimento ed è stata sostituita dalla Rete delle Città Rifugio (The International Cities of Refuge Network).[/box]
Foto di copertina di Jorn Eriksson rilasciata con licenza Attribution License