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Il terrorismo non risparmia il Burkina Faso

In Burkina Faso nuovi attacchi nel nord del Paese rivendicati dal gruppo terroristico Ansaroul Islam, diretto dal predicatore radicale, burkinabé Ibrahim Malam Dicko

UN ANNO SOTTO ATTACCO — Iniziò il 15 gennaio 2016 con un attacco terroristico nella capitale Ouagadougou all’hotel di lusso Splendid, la lunga striscia di sangue che ancora oggi coinvolge il Burkina Faso. Durante l’anno si sono susseguiti numerosi attentati contro le forze militari stanziate nel Sahel a Nord del paese, al confine con Niger e Mali. il 16 dicembre 2016 il Paese ha subito un nuovo attacco. Gli attacchi sono sempre più numerosi e le rivendicazioni non si fanno attendere: Ansaroul Islam. Il gruppo viene allo scoperto nel novembre scorso in seguito ad un regolamento di conti a Djibo, nel nord del Paese, a spese di un imam che si era opposto al reclutamento di alcuni giovani del suo villaggio.

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Fig.1 – Un poliziotto di guardia di fronte all’hotel Splendid, in seguito all’attacco da parte di un jihadista armato legato ad Al-Qaeda il 15 gennaio 2016

CHI È IBRAHIM MALAM DICKO? — Portato alle luci della ribalta solo recentemente, per i fatti di cronaca che hanno interessato il nord del Burkina Faso, Ibrahim Dicko detto Malam ha vissuto in Mali fino al 2015, dove è stato cacciato dal gruppo Al-Irchad perché considerato troppo estremista. Secondo alcune fonti, il predicatore avrebbe formato un suo gruppo indipendente che prende il nome di Ansaroul Islam. Altre fonti lo collocano in Mali ma come prigioniero a Bamako da parte delle autorità maliane. Originario di Soboulé, a nord del Burkina, Dicko ha l’ambizione di riportare al vecchio splendore il grande regno fulano nella regione del Sahel.

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Fig. 2 – I Fulani, noti anche come Fula o Fulbe, sono noti per la cura nel dettaglio dell’abbigliamento e del trucco del viso

Ibrahim Dicko e le forze di Ansaroul Islam cercano di guadagnare terreno sul governo centrale di Ouagadougou, per mostrare alla popolazione civile di essere i soli in grado di garantire la loro sicurezza. Quanti più passeranno tra le loro fila, tanto più forte diventerà il gruppo.

LA RISPOSTA DEL GOVERNO — Per fronteggiare la minaccia terroristica, il governo centrale ha dato il via all’operazione  militare Séguéré che vede lo stanziamento di duecento militari lungo la frontiere che dividono il Burkina Faso dal Mali. Tuttavia, appare evidente, viste le ultime vittime dell’attacco di gennaio, che servono ulteriori risorse per combattere l’avanzata del terrorismo nel paese. Secondo gli ultimi rapporti delle Nazioni Unite, il terrorismo rappresenta la principale minaccia di instabilità dell’Africa Occidentale, in particolare nella fascia sub-sahariana del Sahel. La minaccia è complessa in quanti interessa diversi paesi e richiede uno sforzo politico, economico e sociale e livello transnazionale.  L’evoluzione significativa che sta avendo questo fenomeno è preoccupante per gli equilibri della regione.

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Fig. 3 – Almeno dodici i militari uccisi nell’attacco dello scorso dicembre da parte di militanti islamici al confine tra Burkina Faso e Mali

Il problema non è certo stato ignorato dai presidenti di molti Stati africani. Infatti, i ministri di quattro paesi quali Burkina Faso, Costa d’Avorio, Mali e Senegal, si erano già riuniti nel marzo 2016 per discutere riguardo ad alcune misure efficaci per combattere il movimento transfrontaliero dei vari gruppi radicali: prima tra tutte la creazione di una carta d’identità biometrica per garantire la tracciabilità dei movimenti delle persone che passano le frontiere via terra.
Il cammino verso la pacificazione di questa regione del mondo appare sempre più difficile e pieno di ostacoli, in un clima internazionale che non favorisce la pacificazione dei conflitti, ma inasprisce le differenze e favorisce la logica della violenza. Certo appare chiaro che anche il Burkina Faso, come i suoi vicini, dovrà far fronte alla minaccia terroristica in forte crescita nella regione.

Flavia Maurello

[box type=”shadow” align=”aligncenter” class=”” width=””]Un chicco in più

I Fulani sono un’etnia nomade composta da pastori radicata nella regione del Sahel-Sahara, la cui presenza è registrata in una quindicina di Paesi dell’Africa sub-sahariana, in particolare in Africa Occidentale. In Guinea costituiscono il 40% della popolazione, ma sono presenti anche in Chad, Repubblica Centrafricana, Sudan. Come tutti i popoli del deserto, originariamente nomadi, con il tempo diventano sedentari e si mischiano e si integrano con le altre popolazioni locali. Durante la prima fase del periodo coloniale, i francesi inaugurarono una politica commerciale con i differenti Stati fulani indipendenti. Il Regno fulani di Fouta Djallon si oppose strenuamente alla penetrazione coloniale francese, ingaggiando una vera e propria resistenza sociale ai colonizzatori fino alla disfatta nel 1896.[/box]

Foto di copertina di US Army Africa rilasciata con licenza Attribution License

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Flavia Maurello
Flavia Maurellohttps://ilcaffegeopolitico.net/

Laureata in Relazioni Internazionali presso l’Università degli Studi di Milano, gira per il mondo come cooperante internazionale. Ha lavorato in Haiti, Repubblica Democratica del Congo e Sudan del Sud. Interessata a questioni umanitarie, tematiche ambientali e diritti umani. Appassionata di viaggi, lingue straniere e grande lettrice di libri gialli.

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