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Il nuovo sultano dell’Oman e le sfide interne ed esterne

In 3 Sorsi – Dopo la morte di Qaboos, il nuovo Sultano è Haitham Bin Tariq. Tra le questioni di primaria importanza in politica interna, l’economia e la disoccupazione, mentre a livello diplomatico il nuovo Sultano deve cercare di proseguire sul sentiero tracciato dal suo illustre predecessore.

1. CHI È IL NUOVO SULTANO DELL’OMAN?

Il 10 gennaio il Sultano Qaboos dell’Oman è venuto a mancare dopo un regno durato 50 anni (era salito al trono nel luglio del 1970). Non avendo eredi diretti, la famiglia reale si è riunita e ha scelto Haitham bin Tariq al-Said come successore di Qaboos. Haitham era cugino del compianto Sultano e aveva già ricoperto svariate cariche all’interno del Governo omanita, tra cui l’ultima di Ministro del Patrimonio e della Cultura. Il testimone consegnato ad Haitham è piuttosto pesante in quanto durante il sultanato di Qaboos l’Oman si era distinto come uno Stato molto stabile e sicuro nella regione, nonché come abile mediatore in numerose dispute, ultima ma non per importanza quella tra Stati Uniti e Iran che ha poi portato alla firma del trattato JCPOA nel 2015. Il Sultano Qaboos, inoltre, aveva contribuito a migliorare esponenzialmente le infrastrutture in Oman, costruendo aeroporti, strade e collegamenti portuali che hanno permesso all’Oman di tenere il passo con le altre Monarchie del Golfo, malgrado non potesse contare sulle stesse risorse di alcuni suoi vicini, con i quali, nel 1981, ha creato il Gulf Cooperation Council. Il nuovo Sultano ha già dichiarato di voler proseguire lungo il tragitto tracciato da Qaboos in politica estera, e quindi continuare a perseguire la cooperazione tra Stati del Golfo e la politica di neutralità predicata da Qaboos, in particolare di fronte alle crisi che la rivalità tra Arabia Saudita e Iran potrà fomentare qualora le tensioni dovessero continuare a crescere.

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Fig. 1 – Il Sultano Qaboos, deceduto il 10 gennaio 2020

2. LE SFIDE IN POLITICA INTERNA

Nonostante l’Oman venga spesso identificato come un’isola felice all’interno di un Golfo caratterizzato da continue tensioni, il nuovo Sultano dovrà far fronte a una serie di sfide a livello di politica interna di cruciale importanza. In primis Haitham si trova a gestire un debito pubblico in costante crescita che deve necessariamente essere controllato. Strettamente collegato al tema del crescente debito pubblico c’è la necessità di diversificare l’economia del Paese e renderla meno dipendente dal petrolio. Le esportazioni di petrolio hanno costituito per anni il generatore di rendita più importante dell’economia omanita. Tuttavia i drastici mutamenti nel prezzo del petrolio hanno contribuito a ridurre in maniera cospicua la crescita del PIL nel Paese. I tentativi di sopperire a ciò attraverso un taglio alle spese pubbliche e una maggiore tassazione sono stati presto messi da parte di fronte alle proteste che le stesse misure avevano scaturito. Infine tra le questioni sicuramente più pressanti ci sono la disoccupazione giovanile e la capacità del regime di adattarsi ai cambiamenti che la società in Oman sta attraversando. Negli ultimi anni si è infatti intensificata l’attività della società civile, guidata da una popolazione più giovane che non ha esitato a far sentire la propria voce di fronte alle promesse non mantenute da parte del Sultano. Dal 2012 in avanti il regime ha adottato politiche di repressione nei confronti degli attivisti e della libertà di espressione più in generale. Tra gli obiettivi del Sultano Haitham ci deve essere sicuramente un radicale cambio di rotta in questi termini.

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Fig. 2 – Palazzo Reale a Muscat, Oman

3. LA DIPLOMAZIA DOPO LA MORTE DI QABOOS

Il nuovo Sultano Haitham si trova di fronte uno scenario geopolitico alquanto complesso, con una regione sempre più tesa a causa del peggioramento repentino delle già precarie relazioni tra Iran, Stati Uniti e gli alleati di questi ultimi nel Golfo. Il compito di mediatore di Haitham risulterà ancora più complicato alla luce del successo avuto da Qaboos durante il suo lunghissimo regno. Infatti, sin dagli anni Settanta, il defunto Sultano era riuscito sempre a mantenere un ruolo neutrale nei vari conflitti che hanno caratterizzato la regione mediorientale, adottando il principio “amico di tutti, nemico di nessuno” (“an enemy to no one and a friend to all“). Ovviamente le condizioni in cui versa il Paese a livello economico-finanziario giocano un ruolo fondamentale nella capacità dell’Oman di mantenere la neutralità in una regione così instabile. Molti Paesi del Golfo, infatti, hanno sempre cercato di aiutare quegli Stati che attraversavano un periodo di crisi, ma gli aiuti economici erano accompagnati da una perdita di sovranità rispetto all’influenza delle Monarchie del Golfo. L’Oman necessita sicuramente di sostegno da parte dei vicini, ma riuscire a beneficiarne senza rinunciare a parte della sua sovranità sarà una delle sfide più ardue che Haitham si troverà costretto ad affrontare. Per concludere, mentre in politica interna l’Oman dovrà darsi da fare per attuare una serie di cambiamenti strutturali, in politica estera l’obiettivo (per quanto ostico) sarà quello di proseguire, senza alcuna modifica, l’approccio neutrale che ha contraddistinto il regno di Qaboos.

Emanuele Mainetti

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Perchè è importante

  • Successione al trono in Oman: il 10 gennaio è morto senza eredi il Sultano Qaboos, alla guida del Paese dal 1970, e al suo posto è stato scelto il cugino Haitham bin Tariq al-Said.
  • Il nuovo Sultano dovrà affrontare molte sfide, sia all’interno, sia in politica estera, dal debito pubblico crescente agli equilibri del Golfo.
  • L’Oman del Sultano Qaboos era celebre per la propria neutralità, “amico di tutti, nemico di nessuno”. Sarà così anche con Haitham?

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Emanuele Mainetti
Emanuele Mainetti

Nato ad Angera nel 1994, ho conseguito una laurea triennale in Lingue e Relazioni Internazionali presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore e un Master in Middle Eastern Studies al King’s College London. Durante i miei studi triennali ho maturato una profonda passione per il mondo arabo, la politica, la cultura e (ahimè) la lingua. Prima di cominciare il Master, ho trascorso cinque mesi in Giordania seguendo un corso intensivo di dialetto levantino e arabo standard. Sono particolarmente interessato alle dinamiche socio-politiche e alle relazioni internazionali nel Levante Arabo, con un occhio di riguardo per il Libano. Ho scritto la mia tesi magistrale sul processo di democratizzazione nel Libano post-Ta’if, per la quale ho condotto circa 20 interviste con membri della società civile libanese. Progetti per il futuro? Vorrei riuscire ad iscrivermi ad un corso di dottorato, Inshallah.

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