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Vladivostok, trampolino russo in Asia (I)

All’estremo orientale della Russia, capitale amministrativa della regione di Primorsky Krai, la città è oggetto di ambiziosi progetti di riqualificazione che la renderanno la punta di diamante della politica economica di Mosca in Est Asia. Ecco perchè questa città assume un ruolo sempre più strategico

 

I HAVE A DREAM… – Nel 1959 Nikita Krushchev visitò la California e ne rimase impressionato. Dichiarò che avrebbe fatto di Vladivostok la “San Francisco di Russia”. Non se ne fece nulla, ma l’attuale dirigenza russa sembra riaccarezzare il sogno di una cittĂ  “status symbol” in Estremo Oriente. Approfittando del vertice APEC che si è tenuto a settembre 2012, il Governo ha stanziato fondi straordinari per migliorare le infrastrutture della cittĂ  e renderla sontuosa ed accogliente. Ma estetica e architettura non sono le sole ragioni che spingono Mosca ad investire a Est. Negli ultimi anni la cittĂ  si sta candidando ad essere il trampolino di lancio del nuovo corso economico ipotizzato dall’establishment di Putin.

 

METTIAMOCI ALL’OPERA – La regione di Primorsky Krai, per 20 anni e fino ai primi anni 2000, ha conosciuto un periodo di rovina e abbandono. La mappa demografica mostra che sempre più persone (300.000 quelle stimate) hanno preferito trasferirsi ad ovest o emigrare (molti verso la Cina) e la stessa Vladivostok ha conosciuto il sottopopolamento. La città ha mantenuto una minima vitalità grazie al porto mercantile, uno dei pochi a non congelarsi in inverno, e l’indotto della base militare, sede della Tikhookeanskiy flot (Flotta del Pacifico). Il 2008 è stato l’anno di svolta. L’allora Primo Ministro Medvedev ha varato una serie di programmi per riqualificare la regione e dare nuovo impulso all’economia locale. Le conseguenze più evidenti sono le infrastrutture che hanno cambiato il volto di Vladivostok: i due maestosi ponti di Zolotoy Rog e Russky, il nuovo aeroporto internazionale, il campus universitario, una fabbrica di automobili, l’ammodernamento del porto commerciale, un’autostrada e altri interventi minori. Attualmente il paesaggio urbano è punteggiato di gru panoramiche che erigono edifici di rispetto (investimenti totali per 980 miliardi di rubli, 30 miliardi di dollari). Il nuovo Governatore, Vladimir Miklushevsky, ha inoltre dichiarato che intende creare un polo industriale alimentare legato alla pesca. E il Governatore stesso, il quale ha dichiarato di voler perseguire una “via della trasparenza” nella gestione dei fondi, è parte di questo vento di cambiamento, dopo che il suo predecessore Sergei Darkin è stato bruscamente destituito dal suo incarico in seguito a scandali riguardanti la dilagante corruzione. Ciliegina sulla torta, il vertice APEC 2012, tenutosi a settembre dello scorso anno, che ha visto un extra-stanziamento da 200 miliardi di Rubli (6 miliardi di dollari) per ulteriori migliorie.

 

Il porto è stato recentemente riqualificato per incrementare il volume di traffico mercantile.
Il porto è stato recentemente riqualificato per incrementare il volume di traffico mercantile.

DIETRO LE QUINTE – L’attenzione che il Governo russo sta dedicando alla propria appendice orientale non è, ovviamente, casuale. Prima ancora che alla “grandeur”, la rinnovata importanza di Vladivostok si deve ad un progetto iniziato nel 2007 ad opera di Gazprom, monopolista russo del mercato energetico. Si tratta dell’Eastern Gas Program, che prevede la realizzazione di infrastrutture di distribuzione del gas naturale dai tre impianti di Sakhalin, ultima appendice orientale della Russia, verso l’intero Pacific Rim. Questo avverrà a breve tramite il gasdotto Sakhalin–Khabarovsk–Vladivostok, che permetterà l’industrializzazione di tutta Primorsky Krai e l’esportazione. Ed ecco l’asso nella manica: niente alleanze strategiche, niente blocchi politici, il gas verrà venduto a Cina, Giappone, Corea del Sud e forse Australia. Dopo l’accordo storico raggiunto in sede SCO (Shanghai Cooperation Organization) nel 2012, Mosca e Pechino si sono finalmente accordati sul prezzo, e la Cina avrà ben 3 terminali di approvvigionamento diretto, di cui uno proprio a Vladivostock. Ma il gas russo interessa molto anche a giapponesi e sud coreani, che vorrebbero differenziare maggiormente il proprio paniere energetico. Per loro, però, la ricetta è stata diversa. In cambio di investimenti diretti di Tokyo e Seul sull’oleodotto, la Russia concederà gas in abbondanza a prezzi competitivi. In forse il metodo di trasporto, viene ipotizzato un gasdotto sottomarino che congiunga Vladivostok alla Corea e/o Korsakov al Giappone, ma è probabile che per problemi di costo si scelga il trasporto via nave, valorizzando ulteriormente lo scalo commerciale.

 

OCCASIONE MANCATA – Una delle soluzioni che Mosca aveva proposto a Seul, tempo addietro, era il passaggio di un ramo del gasdotto dalla Corea del Nord. Il comune interesse all’approvvigionamento energetico e il reciproco vantaggio tra le due Coree nel tenere aperto il canale avrebbero dovuto fungere da “peacemaker” delle relazioni bilaterali. Inoltre, Mosca avrebbe avuto un mezzo importante di pressione diretta su Pyongyang, rubando “l’esclusività della relazione” ai cinesi. Come abbiamo visto negli scorsi mesi, le cose sono andate molto diversamente. Pechino paga ora lo scotto di aver fermato la Corea del Nord al rallentatore e subisce il riarmo giapponese e coreano (e la maggiore presenza USA), ma così facendo mantiene il rapporto esclusivo con Pyongyang a scapito di Mosca, confermandosi nel ruolo di “grande tessitore” della regione.

 

(I. continua)

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Marco Giulio Barone
Marco Giulio Baronehttps://ilcaffegeopolitico.net

Marco Giulio Barone è analista politico-militare. Dopo la laurea in Scienze Internazionali conseguita all’Università di Torino, completa la formazione negli Stati Uniti presso l’Hudson Institute’s Centre for Political-Military analysis. A vario titolo, ha esperienze di studio e lavoro anche in Gran Bretagna, Belgio, Norvegia e Israele. Lavora attualmente come analista per conto di aziende estere e contribuisce alle riviste specializzate del gruppo editoriale tedesco Monch Publishing. Collabora con Il Caffè Geopolitico dal 2013, principalmente in qualità di analista e coordinatore editoriale.

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