Cambio di rotta per il Venezuela: per la prima volta dalla vittoria di Hugo Chavez nel 1998, l’opposizione ha ottenuto la maggioranza alle elezioni politiche, mentre la leadership del Paese resta nelle mani di Maduro, nel segno della continuità con il chavismo.
CHAVISMO ED ELEZIONI DEMOCRATICHE – Per la prima volta i partiti dell’opposizione si sono presentati in un’unica coalizione, La Mesa de la Unidad Democratica (Mud), comprendente l’ala socialdemocratica, i liberali e l’estrema destra. La Mud ha ottenuto 99 seggi contro i 46 del Partito Socialista Unito del Venezuela (Psuv), continuatore del chavismo – cui appartiene anche Maduro -, e 22 seggi risultano ancora da assegnare.
Obiettivo dell’opposizione adesso è quello di ottenere la maggioranza qualificata dei tre quinti in modo da esercitare il potere di veto sui decreti voluti dal Presidente della repubblica.
Secondo i dati del Consejo Nacional Electoral (Cne), l’affluenza alle urne è stata quasi del 75%. Un dato significativo se si pensa che la democrazia venezuelana è sempre stata criticata sin dall’insediamento di Chavez. Possiamo dunque affermare che questa ultima consultazione elettorale è stata davvero democratica e rispecchia la reale rappresentanza politica del Paese, stanco del “regime” e piegato dalle difficoltà economiche.
Fig. 1 – Il Presidente del Venezuela Nicolás Maduro
PROPOSTE DELL’OPPOSIZIONE – I partiti dell’opposizione hanno ora, finalmente, l’occasione di trasformare in leggi tutte le idee che non hanno avuto l’opportunità di esprimere negli ultimi 17 anni.
Fra le proposte della coalizione spicca innanzitutto l’eliminazione della legge che limita il guadagno degli imprenditori al 30% del prezzo d’acquisto. L’abolizione di tale legge faciliterebbe il mercato interno, al momento poco concorrenziale per via della scarsità del numero di produttori. È da vedere se riuscirà a risolvere i problemi economici che stanno alla base della sconfitta del Psuv.
Inoltre è stata avanzata l’ipotesi di annullare le espropriazioni attuate negli ultimi anni, riassegnando le terre agli antichi proprietari terrieri, ritornando così al sistema in vigore prima del chavismo. Sempre nell’ambito del diritto del lavoro, sono da anni in cantiere leggi volte a tutelare gli imprenditori in difficoltà, riducendo la giornata lavorativa e aumentando i giorni festivi.
Dal punto di vista della sicurezza, la Mud al momento sta prospettando di ricostituire i corpi di polizia regionali e municipali, aboliti già dai tempi del chavismo.
Infine, altro punto cardine fra le proposte della coalizione, è quello di approvare un’amnistia per coloro che sono definiti “terroristi” dall’attuale Governo, ma che per la Mud sono solo “prigionieri politici”.
È quasi scontato pensare che una legge del genere mirerebbe ad assolvere tutti coloro che al momento si trovano in carcere con l’accusa di incitazione alla violenza durante le manifestazioni del 2014. Fra le persone arrestate spicca il nome del leader dell’opposizione Leopoldo Lopez. In tal modo egli avrebbe la possibilità di candidarsi alle prossime elezioni presidenziali.
Fig. 2 – Il leader dell’opposizione Leopoldo Lopez
PERCHÉ IL PSUV HA PERSO CONSENSI – Alla base di questo cambio di rotta del Venezuela sta sicuramente la crisi economica che imperversa nel Paese ormai da anni.
La popolazione sembra aver voluto punire il Psuv per la sempre più crescente mancanza di beni di prima necessità, la disoccupazione in aumento e la fortissima inflazione. Secondo il Fondo Monetario Internazionale, infatti, il tasso di inflazione del Paese è quasi giunto al 204% ed ha provocato l’impossibilità di procurarsi anche i generi di primissima necessità. Una condizione causata principalmente dal calo del prezzo del petrolio, maggiore risorsa del Paese.
Altra causa che ha portato il chavismo a perdere così tanti consensi, è sicuramente una lotta troppo debole contro la corruzione dilagante e l’impunità dei funzionari pubblici.
UN’IDEOLOGIA CHE CONQUISTA IL POPOLO MA NON L’ECONOMIA – Il chavismo finora attuato si è sempre basato sull’idea che lo Stato debba assumere il ruolo di guida nell’economia del Paese, appoggiando il desiderio di ribalta di un popolo per troppo tempo tormentato dalle oligarchie liberiste. È sicuramente una forma di governo particolare in quanto, dal punto di vista storico, è stata l’unica “rivoluzione” a portare uno Stato verso il socialismo attraverso mezzi democratici. Ma nonostante abbia conquistato il cuore del popolo, non è servito sul piano economico a salvare dalla crisi un Paese che pure può contare su grandi risorse. I conti pubblici si sono appesantiti eccessivamente e il sistema produttivo è stato minato alle basi.
POSSIBILE CONVIVENZA FRA LA MUD E MADURO – In conclusione, il nuovo Parlamento, in carica dal prossimo 5 gennaio si trova ad affrontare una situazione vicina al crollo.
Arduo verificare adesso se verranno davvero mantenute le promesse della nuova assemblea nazionale. Molto più semplice è invece prevedere che non sarà una collaborazione facile quella fra Maduro e il fronte di coalizione, specialmente se pensiamo che il Governo attuale resterà in carica fino alle prossime elezioni presidenziali previste per il 2019. E, come il Presidente, anche la Corte Suprema è schierata dalla parte delle politiche chaviste.
A questo punto il Governo in carica deve imparare a convivere con l’opposizione per non rischiare di diventare quell’autoritarismo che tutti credono sia già. Oppure a uscirne sconfitto più di tutti sarà il popolo, che potrebbe trovarsi in balia di decisioni discordanti e che difficilmente potranno aiutare il Paese.
Claudia Patricolo
[box type=”shadow” align=”aligncenter” class=”” width=””]Un chicco in più
A causa della mancata diversificazione degli approvvigionamenti valutari il Venezuela si trova nelle condizioni di dover procedere di continuo a pericolose svalutazioni monetarie, che hanno l’effetto di far crescere l’iperinflazione, che è alla base del crollo delle condizioni di vita. [/box]
Foto: Presidencia de la República del Ecuador
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